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 LiveInternet.ru:
: 14.10.2007
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, 18 2013 . 13:26 +
Minchenko_Tatiana (e )


ANNA ACHMATOVA

TURBAMENTO

1
Si soffocava per la luce ardente,
ma gli sguardi suoi erano come raggi...
Sussultai appena,
ché ammansirmi poteva.
S'inchinò: "Dirà qualcosa" pensai.
Dal volto il sangue si. ritirò.
Come pietra tombale posi
sulla mia vita l'amore.
2
Non ami, non vuoi guardare.
Oh, come sei bello, maledetto!
E io non posso involarmi,
io che fui alata dall'infanzia.
Una nebbia mi offusca la vista,
cose e persone si confondono...
E solo un tulipano rosso,
un tulipano porti all'occhiello.
3
Come ordina semplice cortesia,
venne a me, sorrise.
A mezzo tra affabile e indolente
con un bacio mi sfiorò le mani.
E di antiche, enigmatiche immagini
mi fissarono gli occhi...
Dieci anni di palpiti e di gridi,
tutte le mie notti insonni
avevo posto in una calma parola,
e invano la dissi.
T'allontanasti, e di nuovo nell'anima
si fece chiaro e deserto.

SEMPLICE E CHIARO

Esemplice, è chiaro,
comprensibile a tutti:
tu non m'ami affatto,
mai amerai.
A che dunque trascinarmi
dietro un estraneo,
a che dunque ogni sera
per te pregare?
A che, abbandonando l'amato
e il ricciuto pargoletto,
la casa abbandonando
e il paese natio,
come accattona vo raminga
in una capitale d'altra terra?
Oh, che piacere per me
pensare che ti rivedrò!


1

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2

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3

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1917,
ALEKSANDR PUSCKIN
(1799 -1837)

LA STELLA DELLA SERA

Si dirada la nuvola leggera.
Malinconica stella, o stella della sera!
Inargenta il tuo raggio le squallide pianure,
il golfo sonnolento e le montagne scure.
Amo il tuo fioco lume nell'aria trasparente;
esso ha in me risvegliato un pensiero dormente:
ricordo il tuo tramonto, o astro prediletto,
sovra un dolce paese sempre caro al mio affetto,
dove nelle vallate s'alzano pioppi fieri,
dove dormono i mirti ed i cipressi neri,
ed i tiepidi flutti sussurrano soavi.
In quei monti col cuore pieno di sogni gravi
distraevo sul mare l'indolenza pensosa:
scendeva sopra i tetti la tenebra gelosa,
e una giovane donna me nell'ombra cercava
e te col proprio nome alle amiche chiamava.


A DORIDE

Io sono amato, credo: fiducia il cuore chiede.
No, non può la mia cara illuder la mia fede.
In lei tutto è sincero : il fuoco dell'amore,
e, dono delle grazie, il timido pudore,
nelle vesti e i discorsi, negligenza gentile,
e dei teneri nomi la mollezza infantile.

 

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BORIS PASTERNAK
(1890 -1960)

ROTTURA

Leccherà il pianoforte la sua bava.
Ti svellerà, ti falcerà un delirio.
Dirai: o caro! Io dirò: no. All'oscuro
si uniranno le nostre bocche avide.

Gli accordi come pagine di libro
getteremo nel fuoco anno per anno.
Oh intelligenza magica fa un cenno.
Fallo e stupisci. Ormai tu sei libera.

lo non ti tengo. Ad altri va. Il tuo bene
ad altri reca. Werther fu già scritto.
Oggi odora anche l'etere di lutto.
Se apri una finestra, apri una vena.

(9)



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NICOLAJ NEKRASOV
(1821 -1877)

IL TEMPORALE

A lungo fece la ritrosa, Liuba, la mia vicina,
finché un giorno, in sordina mi disse: "in giardino c'è una pergola...
appena si farà scuro... Hai capito?...".
Ah! con quanta impazienza mi misi ad aspettare che la notte venisse!
Sangue giovane s'infiamma, c'è poco da scherzare!
Diedi uno sguardo al cielo e... tremo solo al ricordo!...
Il cielo tutt'intorno, s'era coperto di nubi.
La pioggia si mise a venir giú a dirotto... Scrosciò il tuono!
Con le ciglia aggrottate, tutto imbronciato, m'avviai...
Per oggi, all'appuntamento... meglio non pensarci!...
Liuba è scansafatiche; paurosetta è Liuba!
Sarebbe troppo pretendere da lei, che, con questo temporale, uscisse di casa.
Bisogna però convenire che il temporale non le farebbe paura
se... se mi volesse bene davvero! ...
Senza speranza, tutto malinconico m'avviai verso la pergola.
Vi giunsi e vidi... Vidi Liuba la mia vicina!
S'era bagnata i piedini; il casacchino si poteva torcere
ed ebbi un gran da fare per asciugar la colombella mia!
In compenso, però, da quella notte, non ho piú messo il broncio
e non fo altro che sorridere, quando fa temporale!...
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ALEKSANDR BLOK
(1880 -1921)

SULLE DUNE

A me non piace il vano dizionario
delle frasi e vocaboli d'amore:
"Sei mio." "Son tua." "Io t'amo!" "Tuo per sempre.
A me non piace essere schiavo. Io guardo
la donna bella in fondo alle pupille
e le dico: "Stanotte. Sai, domani
è un altro giorno, nuovo e bello. Vieni.
Portami una follia nuova, trionfale.
All'alba me ne andrò via per cantare".

L'anima mia è semplice. Nutrita
fu dal vento salmastro e dall'aroma'
resinoso dei pini. Ella è segnata
dalle impronte medesime che rigano
la pelle segaligna del mio viso,
che è bello della squallida bellezza
delle fredde marine e delle dune.

Cosí pensavo lungo la frontiera
di Finlandia, la lingua decifrando
strana nei verdi occhi dei Finni scialbi.
C'era gran pace. Accanto alla banchina
un treno pronto accese fuoco e fumo.
Pigra la russa guardia doganale
riposava su un cumulo di sabbia
erto, dove finiva il terrapieno.
Là cominciava un'altra terra, e muta
una chiesa ortodossa contemplava
lo sconosciuto estraneo paese.

Cosí pensavo. Ed ella sopraggiunse,
si fermò sulla china: erano gli occhi
rossi di sabbia e sole. Ed i capelli,
unti come la resina dei pini,
cadevan sulle spalle in flutti azzurri.
S'accostò. S'incrociò il suo ferino
sguardo col mio sguardo ferino. Rise
ad alta voce. E gettò contro a me
un ciuffo d'erba e un pugno d'aurea sabbia.
Poi con un balzo risali. Scomparve,
galoppando al di là del terrapieno.

La inseguii di lontano. Mi graffiavano
le felci il volto. Insanguinai le dita,
mi lacerai il vestito. Ma correvo
urlando come belva e la chiamavo :
e la mia voce era suon di corno.
Ma lei, delineando un'orma lieve
sulle dune friabili, scomparve
fra le trame notturne degli abeti.

Ora io giaccio anelando sulla sabbia.
Ma ancora nelle mie rosse pupille
ella corre, ella ride: ed i capelli
ridono ancora, ridono le gambe,
ride al vento la veste nella corsa.

Io giaccio e penso: oggi sarà notte.
Domani sarà notte. Rimarrò
qui finché non l'agguanti come fiera
o col suono di corno della voce
non le tagli la fuga. E non dirò:
"Mia. Sei mia". Purché lei mi dica:
"Son tua! son tua!".



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- 1907,

 

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