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Assisa a' piè d'un salice,
immersa nel dolore,
gemea* trafitta Isaura
dal più crudele amore:
l'aura tra i rami flebile
ne ripeteva il suon.
I ruscelletti limpidi
a' caldi suoi sospiri,
il mormorio mescevano
de' lor diversi giri:
l'aura fra i rami flebile
ne ripeteva il suon.
Salce, d'amor delizia,
ombra pietosa appresta,
di mie sciagure immemore
all'urna mia funesta,
nè più ripeta l'aura
de' miei lamenti il suon.
Ma stanca alfin di spargere
mesti sospiri, e pianto,
morì l'afflitta vergine
ahi! di quel salce accanto.
Ma stanca alfin di piangere
morì l'afflitta vergine... | :
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