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Gianni Versace Lo stile, la moda, l'arte

Дневник

Понедельник, 06 Марта 2006 г. 21:31 + в цитатник
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Uno dei più grandi nomi della moda italiana nel mondo, lo stilista Gianni Versace nasce a Reggio Calabria il 2 dicembre 1946.
All'età di 25 anni decide di trasferirsi a Milano per lavorare come disegnatore di abiti: disegna le sue prime collezioni pret-a-porter per le case Genny, Complice e Callaghan. Nel 1975 presenta la sua prima collezione di abiti in pelle per Complice.
E' il 28 marzo 1978 quando presso il Palazzo della Permanente, a Milano, Gianni Versace presenta la sua prima collezione donna firmata con il suo nome.

L'anno seguente Versace, che ha sempre tenuto in grande considerazione la sua immagine, inizia una fortunata collaborazione con il fotografo americano Richard Avedon.

Nel 1982 gli viene assegnato il premio "L'Occhio d'Oro" come milgior stilista 1982/83 Collezione Autunno/Inverno donna; è il primo di una lunga serie di riconoscimenti che coroneranno la sua carriera. In questa collezione Vesace introduce quegli elementi in metallo che diventeranno un dettaglio classico delle sue produzioni. Nello stesso anno inizia una collaborazione con il Teatro alla Scala di Milano: disegna i costumi per l'opera "Josephlegende" di Richard Strauss; la scenografia è curata dall'artista Luigi Veronesi.

Nel 1983 Versace crea i costumi per il "Lieb und Leid" di Gustav Mahler. Il suo nome è protagonista a "E' Design", presso il Padiglione di Arte Contemporanea, dove espone una sintesi delle sue ricerche tecnologiche nel campo della moda.

L'anno successivo crea i costumi per il "Don Pasquale" di Donizetti e per il "Dyonisos", diretto da Maurice Bejart. Al Piccolo Teatro di Milano, il coreografo belga prepara una triptych danse in onore del lancio del profumo "Versace l'Homme".

A Parigi, pochi mesi più tardi, in occasione della presentazione europea del profumo, viene organizzata una mostra di arte contemporanea dove vengono esposti i lavori di artisti internazionali legati al nome di Versace, e allo stile della sua moda. I giovani sono sempre stati una delle maggiori fonti di ispirazione per Gianni Versace: nel 1983 lo stilista è invitato al Victoria & Albert Museum di Londra per intervenire ad una conferenza sul suo stile, per parlare a un vasto gruppo studenti e presentare la mostra "Arte e moda".

All'inizio del 1986 il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga conferisce a Gianni Versace il titolo di "Commendatore della Repubblica Italiana"; il National Field Museum di Chicago presenta una mostra retrospettiva sul lavoro di Versace dell'ultimo decennio. A Parigi, durante la mostra "Gianni Versace: Obiettivo Moda", che illustra i risultati della collaborazione fra Versace e molti blasonati fotografi internazionali (Avedon, Newton, Penn, Weber, Barbieri, Gastel, ...), il capo di Stato francese Jacques Chirac gli assegna l'onorificenza "Grande Medaille de Vermeil de la Ville de Paris".


Nel 1987 i costumi dell'opera "Salome" di Richard Strauss, per la regia di Bob Wilson, presentata alla Scala, sono firmati Versace; poi "Leda e il Cigno", del coreografo Maurice Bejart. Il 7 aprile dello stesso anno viene presentato il libro "Versace Teatro", pubblicato da Franco Maria Ricci.
Due mesi più tardi Gianni Versace segue in Russia Bejart, per il quale disegna i costumi del "Balletto del XX secolo" trasmesso alle tv di tutto il mondo da Leningrado, per il programma "The white nights of dance". Nel mese di settembre la professionalità e l'enorme contributo di Versace al teatro sono premiati con il prestigioso premio "Maschera D'Argento".

Nel 1988 dopo aver presentato a Bruxelles i costumi per un balletto ispirato alla storia di Evita Peron, la giuria del premio "Cutty Sark" nomina Gianni Versace "stilista più innovativo e creativo". Nel settembre successivo apre il suo primo showroom in Spagna, a Madrid: 600 metri quadri è la sua superficie.

Nel l991 nasce il profumo "Versus". Nel 1993 il Consiglio degli stilisti d'America gli assegna l'Oscar americano per la moda. Intanto continua la sua collaborazione con l'amico Bejart e con fotografi di rango: insieme agli artisti della pellicola vengono pubblicati testi di successo come "Uomini senza cravatta" (1994), "Non disturbare" (1995), "Rock e regalità" (1996).

Nel 1995 Versus, la linea giovane di casa Versace, debutta a New York. Nello stesso anno la maison italiana finanzia la mostra dell'Alta Moda organizzata dal Metropolitan Museum of Art e quella dedicata alla carriera di Avedon ("Richard Avedon 1944-1994"). Gianni Versace collabora in stretto contatto con Elton John per aiutare la Fondazione di ricerca sull'Aids del cantautore inglese.

Poi, la tragedia. Il 15 luglio 1997 il mondo viene scosso dalla notizia che Gianni Versace è stato assassinato sugli scalini della sua abitazione di Miami Beach (Florida) da Andrew Cunan, serial killer da tempo ricercato.

Di lui, l'amico Franco Zeffirelli ha detto: "Con la morte di Versace l'Italia ed il mondo perdono lo stilista che ha liberato la moda dal conformismo, regalandole la fantasia e la creatività."
http://biografie.leonardo.it/biografia.htm?BioID=1134&biografia=Gianni+Versace
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Jean Paul Gaultier Professione: stravagante

Дневник

Понедельник, 06 Марта 2006 г. 21:25 + в цитатник
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Stilista famoso in tutto il mondo, Jean Paul Gaultier è conosciuto anche da non addetti ai lavori grazie al suo stile bizzarro e anticonformista. Nato a Parigi nel 1952, ha sempre tenuto i racconti legati alla sua infanzia e alla sua famiglia segreti ed esclusi agli estranei, tanto più alla stampa internazionale (che difatti non è mai riuscita a conoscere più di tanto di lui). Di sicuro si sa che era un bambino molto sensibile, legato ai profumi e a tutti gli aspetti delicati che circondano l'infanzia. Sua nonna, poi, aveva doti di chiromante e non mancava di leggergli le carte, fatto che non ha mancato di corroborare ancora di più la sua già fervida fantasia.

Lui stesso, poi, rispondendo a domande che miravano a svelare il mistero legato ai suoi inizi, o quanto meno della nascita del suo talento, ha scherzosamente risposto che le sue prime "vittime" furono niente altro che i peluche presenti nella sua cameretta, utilizzati per gli esperimenti più folli. Così come i primi "bracciali" di sua creazione non furono altro che barattoli di alluminio, gettati dalla nonna, rimaneggiati e reinventati alla bisogna.

Insomma, tutto si può dire tranne che non avesse la vocazione dello stilista dentro di sè. E infatti, a diciassette anni, ossia alla stessa età in cui tutti gli altri coetanei hanno ben altro in testa e sono per lo più confusi circa il loro futuro, Jean Paul maturò invece la convinzione che avrebbe desiderato legarsi in qualsiasi modo al mondo della moda, costi quel che costi.

Il primo tentativo lo vede bussare alla porta di un nome sacro fra gli stilisti, quello di Pierre Cardin, nella speranza di essere assunto o quantomeno notato. Il grande sarto, però, più che al suo curriculum pone grande caso all'abbigliamento dello stravagante personaggio e, intuendone le doti creative, decide di prenderlo con sé. Messo alla prova, il futuro stilista rivela indubbiamente ampie capacità, anche se per il momento messe al servizio di una natura capricciosa e incostante.

Anche i suoi primi anni di lavoro sono lì a dimostrarlo. Dopo un anno lascia Cardin per il sarto Esterel, poi passa alla Maison Patou, per poi tornare di nuovo, nel 1974, da Cardin, incaricandosi delle sue creazioni nelle Filippine.

Quando torna a Parigi è più maturo, ma ha sempre una gran voglia di divertirsi facendo moda. Ritrova due grandi amici d'infanzia, Daniel e Françis (che ancora oggi lavorano con lui) e con loro decide di aprire una piccola sartoria di moda un po' trasgressiva. Il modo scelto per fare un po' di rumore? Prendere alcune modelle e farle sfilare con tutù trasparenti sotto maglioni da pescatori norvegesi, oppure abbigliare prestanti uomini con Kilt scozzesi non proprio tradizionali. La stampa specializzata si accorge dunque di avere di fronte in grande talento per lo meno nel rimescolare le carte degli stili usati fino a quel momento.

E' il 1976, nel mondo si respira una gran voglia di rinnovamento e il suo nome, la sua presenza, le proposte innovative di Gaultier cascano a fagiolo. Naturalmente, ad apprezzare il suo stile sono principalmente i giovani che, attratti dalle presentazioni che si diffondono copiosamente e a macchia d'olio sulle riviste di moda, fanno letteralmente incetta di suoi capi. Passa qualche anno e lo stilista francese, soddisfatto, può ben dire di aver raggiunto le vette della vera popolarità.

La sua sartoria si ingrandisce e la sua moda trasgressiva (le sue donne portano le gonne-pantaloni e gli uomini i pantaloni-gonna), si impone e viene sempre più imitata. Nel 1988 nasce la divisione Junior Gaultier e nel 1992 quella Gaultier Jeans; ma intanto Gaultier lavora molto anche in altri campi: prepara splendidi costumi per balletti, veste gli interpreti del film di Peter Greenaway "Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante" (1989) e quelli di uno spettacolo di Yvette Horner. Si diletta anche a disegnare mobili, che molti musei di arte moderna hanno già chiesto di esporre.

Per la tournée mondiale del 1990 di Madonna crea stravaganti bustini di raso con le stecche in vita e il reggiseno "corazzato" che la famosa cantante indossa, su sua indicazione, sopra gli abiti, lanciando una nuova moda che si diffonde rapidamente.

E poi, finalmente, nel 1993, ecco il suo primo profumo, ribattezzato semplicemente con il suo nome e creato, sull'onda dell'immaginario che pervade l'artista, ispirandosi all'amata nonna e al suo mondo (per dire: flacone è racchiuso in una lattina di conserva!). Successivamente, Jean Paul Gaultier si è nuovamente dedicato ai profumi ma con essenze più classiche, seppur in confezioni sempre altamente stravaganti.
http://biografie.leonardo.it/biografia.htm?BioID=505&biografia=Jean+Paul+Gaultier
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Gabrielle Coco Chanel Questione di naso

Дневник

Понедельник, 06 Марта 2006 г. 21:22 + в цитатник
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Nata a Saumur, Francia, il 19 agosto 1883, Gabrielle Chanel, chiamata "Coco", ebbe una infanzia molto umile e triste, trascorsa in gran parte in un orfanotrofio, per poi diventare una delle più acclamate creatrici di moda del secolo scorso. Con lo stile lanciato da lei ha rappresentato il nuovo modello femminile del '900, ossia un tipo di donna dedita al lavoro, a una vita dinamica, sportiva, priva di etichette e dotata di autoironia, fornendo a questo modello il modo più idoneo di vestire.

Inizia la sua carriera disegnando cappelli, prima a Parigi nel 1908 e poi a Deauville. In queste città, nel '14, apre i suoi primi negozi, seguiti nel '16 da un salone di alta moda a Biarritz. Lo strepitoso successo la colse negli anni venti, quando arriva ad aprire i battenti di una delle sue sedi in rue de Cambon n.31 a Parigi e quando, da lì a poco, verrà considerata un vero e proprio simbolo di quella generazione. Tuttavia, a detta dei critici e degli intenditori di moda, l'apice della sua creatività è da attribuire ai più fulgidi anni trenta, quando, pur dopo aver inventato i suoi celeberrimi e rivoluzionari "tailleur" (costituiti da giacca maschile e gonna diritta o con pantaloni, appartenuti fino a quel momento all'uomo), impose uno stile sobrio ed elegante dal timbro inconfondibile.

In buona sostanza, si può dire che Chanel rimpiazzò il vestiario poco pratico della belle èpoque con una moda larga e comoda. Nel 1916, ad esempio, Chanel estese l'uso del jersey (un materiale a maglia molto flessibile), dal suo uso esclusivo per i sottabiti a una grande varietà di tipi di vestiario, inclusi i vestiti semplici in grigio e blu scuro. Questa innovazione fu di così grande successo che "Coco" iniziò ad elaborare le sue celebri fantasie per i tessuti jersey .

L'inserimento della maglia lavorata a mano e poi confezionata industrialmente, infatti, rimane una delle novità più sensazionali proposte da Chanel. Inoltre, le bigiotterie in perle, le lunghe catene dorate, l'assemblaggio di pietre vere con gemme false, i cristalli che hanno l'apparenza di diamanti sono accessori indispensabili dell'abbigliamento Chanel e segni riconoscibili della sua griffe.

Esperti come quelli del sito Creativitalia.it, sostengono: "Troppo spesso si è parlato del suo celebre Tailleur quasi fosse stata una sua invenzione; in realtà Chanel produceva un vestiario di tipo tradizionale che spesso prendeva spunto dal vestiario maschile e che non diventava fuori moda con il cambiare di ogni nuova stagione. I colori più comuni di Chanel erano il blu scuro, il grigio, e il beige. L'importanza data ai dettagli e l'uso estensivo di bigiotteria, con combinazioni rivoluzionarie di pietre vere e false, agglomerati di cristalli, e perle sono molti indicativi dello stile di Chanel. All'età di 71 anni, Chanel introdusse nuovamente il "tailleur di Chanel" che consisteva di vari pezzi: un giacca di stile cardigan, con inclusa la sua tipica catenella cucita all'interno, una gonna semplice e comoda, con una camicetta il cui tessuto era coordinato con il tessuto all'interno del tailleur. Questa volta, le gonne erano tagliate più corte e i tailleur erano fatti da un tessuto cardigan ben lavorato. Chanel é singolare nel suo rivoluzionare l'industria della moda e nell'aiutare il percorso delle donne verso l'emancipazione".

Lo scoppio della seconda guerra mondiale impose però un'improvvisa battuta di arresto. Coco è costretta a chiudere la sede di rue de Cambon, lasciando aperto soltanto il negozio per la vendita dei profumi. Nel '54, quando torna nel mondo della moda, Chanel ha 71 anni.

La stilista aveva lavorato dal 1921 al 1970 in stretta collaborazione con i cosiddetti compositori dei profumi, Ernest Beaux e Henri Robert. Il celeberrimo Chanel N°5 venne creato nel 1921 da Ernest Beaux, e secondo le indicazioni di Coco doveva incarnare un concetto di femminilità senza tempo, unica e affascinante. Il N°5 non fu innovativo soltanto per la struttura della fragranza, ma per la novità del nome e l'essenzialità del flacone. Chanel trovava ridicoli i nomi altisonanti dei profumi dell'epoca, tanto che decise di chiamare la sua fragranza con un numero, perché corrispondeva alla quinta proposta olfattiva che le aveva fatto Ernest.
Indimenticabile poi, la famosa affermazione di Marylin che, sollecitata a confessare come e con quale abbigliamento andasse a letto, confessò: "Con due sole gocce di Chanel N.5", proiettando in questo modo, ulteriormente, il nome della stilista e del suo profumo nella storia del costume.

Il flacone poi, assolutamente all'avanguardia, è divenuto famoso per la sua struttura essenziale e il tappo tagliato come uno smeraldo. Questo "profilo" ebbe un tale successo che, dal 1959, il flacone è esposto al Museo di Arte Moderna di New York.

Al mitico N.5 ne seguirono molti altri, come ad esempio il N.22 nel 1922, "Gardénia" nel '25, "Bois des iles" nel '26, "Cuir de Russie" nel '27, "Sycomore", "Une idée" nel '30, "Jasmin" nel '32 e "Pour Monsieur" nel '55. L'altro grande numero di Chanel è il N°19, creato nel 1970 da Henri Robert, per ricordare la data di nascita di Coco (il 19 agosto, appunto).

In sintesi, l'impronta stilistica di Chanel si fonda sulla apparente ripetitività dei modelli base. Le varianti sono costituite dal disegno dei tessuti e dai dettagli, a conferma del credo fatto proprio dalla stilista in una sua celebre battuta che "la moda passa, lo stile resta".

Alla scomparsa di questa grande creatrice di moda del '900, avvenuta il 10 gennaio '71, la Maison venne mandata avanti dai suoi assistenti, Gaston Berthelot e Ramon Esparza, e dalle loro collaboratrici, Yvonne Dudel e Jean Cazaubon, nel tentativo di onorarne il nome e di mantenerne il prestigio.
http://biografie.leonardo.it/biografia.htm?BioID=249&biografia=Gabrielle+Coco+Chanel
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Giorgio Armani Voglio una moda destrutturata

Дневник

Понедельник, 06 Марта 2006 г. 21:19 + в цитатник
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Stilista, nato l'11 luglio 1934 a Piacenza, cresce con la sua famiglia in quella città dove frequenta anche le scuole superiori. In seguito, tenta la strada universitaria frequentando per due anni la Facoltà di Medicina alla Statale di Milano. Lasciati gli studi trova lavoro, sempre a Milano, come "buyer" per i magazzini "La Rinascente". Lavora inoltre come assistente fotografo, prima di accettare un incarico in un ufficio di promozione di un'agenzia di moda. Qui ha modo di conoscere, e quindi anche di far conoscere, i prodotti di qualità che provenivano dall'India, dal Giappone o dagli Stati Uniti, introducendo in questo modo elementi tratti da culture straniere nell'"eurocentrico" universo del fashion milanese e dei consumatori italiani.

Nel 1964, senza avere una vera e propria formazione specifica, disegna la collezione uomo di Nino Cerruti. Incoraggiato dal suo amico e partner di avventure finanziarie Sergio Galeotti, lo stilista lascia Cerruti per diventare un disegnatore di moda e un consulente "freelance". Gratificato dai numerosi successi e dai riscontri ottenuti, decide di aprire una propria casa di produzione con relativo marchio autonomo. Il 24 luglio 1975 nasce la Giorgio Armani spa e viene lanciata una linea di "prêt-à-porter" maschile e femminile. Ecco dunque che l'anno dopo presenta, nella prestigiosa Sala Bianca di Firenze, la sua prima collezione, altamente acclamata per le sue rivoluzionare giacche "destrutturate" e per il trattamento originale degli inserti di cuoio che appaiono nei vestiti dedicati alla linea casual.

Di colpo Armani dona prospettive nuove ed inconsuete a elementi del vestiario ormai dati per scontati, come appunto quelli per uomo. La sua famosa giacca si libera delle costrizioni formali mutuate dalla tradizione, con le sue linee squadrate e severe, per approdare a forme libere e fascinose, sempre e comunque controllate e di classe. Insomma, Armani riveste l'uomo con un tocco informale, offrendo a chi scegli i suoi capi una sensazione di benessere e di un rapporto con il proprio corpo sciolto e disinibito, senza per questo corteggiare in segreto la trasandata moda hippie. Tre mesi dopo un percorso più o meno simile viene elaborato anche per ciò che concerne l'abbigliamento femminile, introducendo nuovi modi di intendere il tailleur, "demistificando" l'abito da sera e accostandolo a scarpe con il tacco basso o perfino a scarpe da ginnastica.

La sua spiccata propensione nell'usare materiali in contesti inaspettati e in combinazioni insolite portano qualcuno ad intravedere in lui tutte le caratteristiche del genio. Se forse il termine può apparire esagerato, applicandolo ad uno stilista usando i parametri dell'arte, certo è che pochi creatori di abiti nel novecento sono stati importanti come Armani, che ha sicuramente sviluppato uno stile inconfondibile, raffinato ma nello stesso tempo perfettamente consono alla vita di tutti i giorni. Utilizzando le comuni filiere produttive per la realizzazione di abiti, mai affidandosi quindi ai grandi sarti, riesce a realizzare capi molto sobri ma anche assai seducenti che, pur nella loro semplicità, riescono comunque a conferire un'aura di autorevolezza a chi li indossa.

Nel 1982, la consacrazione definitiva, quella attribuita dalla classica copertina del settimanale Time, forse il magazine più prestigioso al mondo. Fino a quel momento, fra gli stilisti, solo Cristian Dior aveva ottenuto un tale onore, ed erano passati quarant'anni!

Lunga la lista dei premi e dei riconoscimenti ricevuti dallo stilista italiano.
Più volte premiato con il Cutty Sark Award come migliore stilista internazionale di abbigliamento maschile. Nel 1983 il Council of Fashion Designers of America lo "elegge" Stilista internazionale dell'anno".

La Repubblica Italiana lo nomina commendatore nel1985, grand'ufficiale nell'86 e gran cavaliere nell'87.
Nel 1990 a Washington viene premiato dall'associazione animalista Peta (People or the ethical treatment of animals).
Nel 1991 il Royal College of Art di Londra gli conferisce la laurea honoris causa.
Nel '94 a Washington la Niaf (National Italian American Foundation) gli assegna il Lifetime Achievment Award. Mentre nel '98 il quotidiano Il Sole 24 Ore gli tributa il Premio Risultati, il riconoscimento assegnato alle imprese italiane che creano valore e rappresentano esempi di formule imprenditoriali di successo.

Diventato ormai un simbolo di eleganza e di misura, numerose sono le star del cinema, della musica o della arti che si vestono da lui. Paul Schrader's ha immortalato il suo stile nel film "American Gigolo" (del 1980), esemplificandone le caratteristiche attraverso una combinazione di forza e di sensualità nella famosa scena in cui il sex symbol Richard Gere prova, muovendosi flessuoso al ritmo della musica, giacche e camicie con una serie di stravaganti magliette o cravatte assemblandole in una miracolosa perfezione. Sempre per rimanere nell'ambito dello spettacolo, Armani ha anche creato costumi per il teatro, per l'opera o per il balletto.

In una recente intervista, interrogato su cosa fosse lo stile, Armani ha risposto: "È una questione di eleganza, non solo di estetica. Lo stile è avere coraggio delle proprie scelte, e anche il coraggio di dire di no. È trovare la novità e l'invenzione senza ricorrere alla stravaganza. È gusto e cultura".
http://biografie.leonardo.it/biografia.htm?BioID=209&biografia=Giorgio+Armani
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Yves Saint Laurent L'arte di vivere

Дневник

Понедельник, 06 Марта 2006 г. 21:14 + в цитатник
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Un nome che ormai è diventato un logo, l'inconfondibile suono delle tre parole che compongono il suo nome non possono che significare, in tutte le lingue, una sola cosa: moda. O meglio, Alta moda. Sì perchè Yves Saint Laurent, oltre ad essere uno dei padri della moda francese è anche l'uomo che ha fatto dell'Haute Couture il suo marchio di fabbrica, uno stile di vita che dalle sue boutique si è sparso in tutto il mondo contagiando migliaia di persone.

Nato in Algeria il giorno 1 agosto 1936 come tutti i talenti mostra una passione assai precoce per l'arte che lo porterà alla gloria. L'attrazione per i tessuti e per le passerelle è in lui fortissima e così, al posto di bighellonare o passare il tempo a tirare calci ad un pallone (con il rischio oltretutto di lordarsi i vestiti), si impratichisce con stoffe, tessuti e aghi. Dove? Nientemeno che alla Maison Dior dove, dopo il diploma all'Ecole de la Chambre Syndicale de la Couture di Parigi, sostituisce il maestro Christian Dior, morto d'infarto in un albergo di Montecatini. Una grande responsabilità, considerando che all'epoca Dior era già "Dior"; ma Yves non si fa intimorire più di tanto.

Si getta a capofitto nel lavoro e nasce così la sua prima collezione, denominata "Trapezio". Ma neanche nei suoi sogni più rosei il giovane stilista poteva sperare che fosse un tale successo, tanto che sulle copertine dei giornali specializzati si parla di lui come enfant prodige. Purtroppo qualcosa di inaspettato arriva ad interrompere l'idillio, a bloccare temporaneamente quella strada in discesa che sembrava ormai senza più ostacoli. La sua patria di origine infatti lo chiama per svolgere il servizio militare: un'interruzione molto grave dei suoi impegni che infatti significherà la fine del suo rapporto con la casa Dior (la maison lo sostituirà con Marc Bohan).

Fortunatamente Yves non si scoraggia, deciso a perseguire la sua vocazione. Torna a Parigi nel 1962 e in un batter d'occhio presenta la prima collezione con il suo nome, caratterizzata dalla scelta di linee stilizzate e molto semplici, prive di fronzoli. Tutti i presenti rimangono colpiti dalla qualità della fattura degli abiti, una particolarità a cui lo stilista francese dedicherà sempre particolare atternzione.

Ma c'è un altro elemento che solleva numerose discussioni sulla collezione Saint Laurent: i pantaloni per donna. Una scelta stilistica che lo pone in quel momento fuori da ogni schema, facendo di lui un vero e proprio rivoluzionario. Yves Saint Laurent riveste la donna, le conferisce nuova dignità e una nuova dimensione di libertà, quella libertà che proviene dal poter scegliere con sicurezza cosa indossare. Senza dimenticare i suoi meravigliosi tailleur, vicini al modello di Chanel.

Gli anni che verranno non saranno altro che gli anni della consacrazione definitiva. Ossessionato dal lavoro e tendenzialmente introverso (se non misantropo), questo genio della moda ha posto in essere una serie impressionante di operazione innovative, molte delle quali ispirate dalla sua grande cultura.

Nel 1965, per esempio, trasforma il vinile in tessuto per impermeabili dal taglio rigoroso, ispirati a Mondrian. Nel 1966 crea abiti dall'aria pop art. La collezione per l'autunno inverno 1971-72 ha abiti in taffettà che si rifanno alle opere di Marcel Proust. I balletti russi sono lo spunto per la collezione del 1976 che il New York Times definisce "rivoluzionaria, destinata a cambiare il corso della moda." Nel 1979 disegna rifacendosi a Picasso e nel 1981 a Matisse, senza dimenticare il mondo arabo di origine, a cui lo stilista francese ha sempre guardato, lasciandosi profondamente influenzare.

Nel 1966 dà vita finalmente anche ad una linea di prêt-à-porter e, nel 1972 ad una linea di cosmetici e di profumi, anch'esse baciate da gran successo.

Nel gennaio del 2002 l'ormai anziano stilista francese ha annunciato in una commovente conferenza stampa che avrebbe lasciato l'alta moda. La gloriosa Maison dell'Avenue Marceau, dunque, ha chiuso i battenti.

Per giustificare questa decisione, Pierre Bergè, suo compagno di vita e di lavoro da gran tempo, ha spiegato che: "L'alta moda è finita. Non è un'arte che si appende come un quadro. Ma è qualcosa che ha senso se accompagna l'arte di vivere. Oggi, tempo di jeans e di nike, l'arte di vivere non esiste più".
http://biografie.leonardo.it/biografia.htm?BioID=601&biografia=Yves+Saint+Laurent
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Valentino

Дневник

Понедельник, 06 Марта 2006 г. 21:12 + в цитатник
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Valentino Clemente Ludovico Garavani, poi conosciuto internazionalmente sono come Valentino, nasce l'11 maggio del 1932 a Voghera. Ragazzo tranquillo e posato, dopo la licenza media si sente attratto dal mondo delle stoffe e della moda.
Decide quindi di iscriversi ad una scuola professionale di Figurino a Milano, ma la sua curiosità naturale lo porta anche a viaggiare spesso all'estero. Ad esempio, studia francese alla Berlitz School e poi si trasferisce per un lungo periodo a Parigi. Studia anche a l'Ecole de La Chambre Syndacale.

La moda non è il suo unico interesse. Amante del bello e dell'armonia, frequenta lezioni di danza dal maestro Violimin e da Vera Krilova.
Per lui, questi sono anni spesi alla ricerca di se stesso e di una propria identità, un'irrequietezza interiore che lo porta a sperimentare per i suoi vestiti diverse soluzioni, ancora però poco definite. Nel corso di una vacanza a Barcellona, invece, scopre il suo amore per il rosso. Da questa folgorazione nascerà il suo famoso "rosso Valentino", peculiare per il suo essere cangiante fra le tonalità dell'arancio e del rosso vero e proprio.

Negli anni '50 partecipa al concorso IWS ed entra nella casa di moda di Jean Desss. Lavorando nell'atelier parigino conosce donne come Michelle Morgan, la regina Federica di Grecia Maria Felix. Nel 1954 collabora con la Viscontessa Jacqueline de Ribes alla sua rubrica di moda su un periodico femminile.

L'affermazione internazionale però è ancora lontana. Durante quel decennio si impegna con grande umiltà e spirito di sacrificio nell'atelier di Guy Laroche, lavorando nella sartoria e impegnandosi sia a livello creativo che organizzativo. Conosce altre donne molto importanti quali Françoise Arnoul, Marie Hèléne Arnault, Brigitte Bardot, Jane Fonda e la mannequin-vedette Bettina. Visti i buoni risultati fin qui conseguiti, chiede un aiuto al padre per poter aprire una sartoria tutta sua a Roma. Ben felice di appoggiarlo, il genitore lo finanzia, anche piuttosto generosamente stando al nome della via in cui apre i battenti la prima sartoria Valentino: si tratta infatti di via Condotti, uno dei passaggi più "in" della capitale.

Inizia il rapporto con il magazzino inglese Debenham & Freebody per la riproduzione in serie di alcuni modelli di Alta Moda. Nasce il Valentino prêt à porter. Datato 1962 è l'evento che lo lancia definitivamente e che lo fa conoscere anche nel mondo dei non addetti ai lavori. Durante una sfilata di Alta Moda a Palazzo Pitti, infatti, il Marchese Giorgini gli concede l'ultima ora dell'ultimo giorno per presentare i suoi modelli. Gli abiti della collezione autunno-inverno che sfilano in passerella colpiscono in maniera enorme la platea, con vere e proprie ovazioni da parte dei compratori stranieri. Il segno più evidente che la griffe Valentino è entrata nell'empireo dei grandi sono le due pagine che l'edizione francese di "Vogue" gli dedica. Di lì a poco, anche la stampa americana aprirà le porte allo stilista italiano.

Sempre negli anni '60 Valentino, ormai sulla cresta dell'onda, riceve personalità di grande prestigio, come la principessa Paola di Liegi, Jacqueline Kennedy e Jacqueline de Ribes, che visitano la sua la maison di via Gregoriana in Roma. Nel 1967 gli vengono conferiti due premi in America: il Neiman Marcus Award di Dallas, equivalente all'Oscar della Moda, e il Martha Award di Palm Beach. Inoltre, disegna le divise per gli assistenti di volo della TWA. Nello stesso, anno, presenta la prima collezione Valentino Uomo. Le prime collezioni appaiono, però, sul mercato solo a partire dagli anni Settanta.
Un altra tappa importante da segnalare nella straordinaria carriera di questo stilista è che Valentino e' il primo couturier italiano a stipulare contratti di licenza con aziende manifatturiere per la produzione e la commercializzazione sui mercati internazionali di prodotti con la sua griffe.

Le creazioni di Valentino appaiono sulle copertine di Time e LIFE. Nel 1971 apre la boutique a Ginevra e Losanna. Il grande pittore americano Andy Warhol fa un ritratto dello stilista. Prima sfilata a Parigi della collezione Boutique. Apre a New York altre tre boutique.

In tale occasione il couturier organizza una serata di gala a Parigi durante la quale Mikhail Barisnikov e' il protagonista della Dama di Picche di Chaikowski. Pochi sanno, poi, che il quegli stessi anni, è stata prodotta una macchina con la griffe dello stilista. E' la cosiddetta "Alfa Sud Valentino. La vettura e' in bronzo metallizzato con tetto nero.

Gli anni ottanta vedono ancora la stella Valentino brillare alta nel firmamento della moda mondiale. Sono ancora numerosi i riconoscimenti e i successi conseguiti. Franco Maria Ricci presenta "Valentino" un libro sulla vita e le opere dello stilista mentre, insieme ad altre personlità dello sport, della cultura e dello spettacolo, riceve in Campidoglio il premio "I sette re di Roma". In occasione delle Olimpiadi di Los Angeles, disegna le tute per gli atleti italiani.

Nel 1984 in onore dei suoi primi 25 anni di moda, riceve dal Ministro dell'Industria Altissimo una targa di riconoscimento per "l'importantissimo contributo dato alla moda e al costume". E', inoltre, accolto in visita ufficiale al Quirinale dal Presidente Pertini, in un incontro ripreso dalla stampa mondiale. L'anno dopo dà vita al suo primo progetto espositivo, l'Atelier delle Illusioni: una grande mostra al Castello Sforzesco di Milano con tutti i piu' importanti costumi di scena indossati al teatro della Scala dai piu' famosi cantanti. La mostra si avvale della regia di Giorgio Strehler ed e' inaugurata dal Presidente del Consiglio. Lo stilista e' insignito dal Presidente Pertini dell'onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Anni dopo, sarò anche nominato Cavaliere di Gran Croce dal Presidente Cossiga.

Tra i riconoscimenti internazionali, è da ricordare (giusto per sottolineare la straordinaria presenza dello stilista in America), che il sindaco di Beverly Hills organizzò addirittura un "Valentino's day", donandogli in quell'occasione le chiavi d'oro della città. Sempre a proposito degli Stati Uniti, un altro importante riconoscimento arriva da Washington, dove riceve il premio N.I.A.F per i suoi "inestimabili contributi alla moda negli ultimi trent'anni". Sulla scia di queste importanti affermazioni, sul finire degli anni ottanta nasce a Roma "l'Accademia Valentino", promotrice di eventi culturali, sociali e artistici e fonda l'associazione "L.I.F.E." ("Lottare, Informare, Formare, Educare"), che utilizza i proventi dell'Accademia per il sostegno della ricerca contro l'Aids e delle strutture che si occupano di malati. Parallelamente apre a Los Angeles la sua più grande boutique: oltre mille metri quadrati che raccolgono tutte le linee create dallo stilista.

1991. Il 6 e il 7 giugno Valentino festeggia i suoi trent'anni di moda. Il festeggiamento prevede una serie di manifestazioni: dalla presentazione in Campidoglio "Valentino", cortometraggio sulla vita e l'opera del couturier, a colazioni, cocktails e ricevimenti. Il Sindaco di Roma organizza in suo onore una mostra ai Musei Capitolini, che comprende disegni originali di Valentino e una selezione di fotografie della sua moda e dipinti realizzati da grandi fotografi ed artisti. Alla "sua" Accademia Valentino espone in una mostra retrospettiva di trecento abiti, le sue più celebri creazioni.

La mostra "Trent'anni di Magia" viene allestita anche a New York dove registra 70.000 visitatori in meno di due settimane. I proventi vengono donati da Valentino al New York Hospital per finanziare la costruzione di una nuova ala dell'Aids Care Center. Nel 1993 inaugura a Pechino la più importante manifestazione del tessile cinese. Lo stilista e' ricevuto da Jiang Zemin, il Presidente della Repubblica Cinese e dal Ministro dell'Industria Yu Wen Jing. Nel gennaio del '94, invece, debutta in America come costumista teatrale per l'opera "The Dream of Valentino", ispirata alla vita di Rodolfo Valentino e prodotto dalla Washington Opera, mentre a New York: nove abiti disegnati dal couturier sono scelti come opere simbolo per la mostra "Italian Metamorphosis 1943-68" allestita al Museo Guggenheim. Nel 1995 Firenze festeggia con una sfilata evento alla Stazione Leopolda il ritorno di Valentino, trent'anni dopo la sfilata a Palazzo Pitti che lo consacra definitivamente stilista di successo. La città gli consegna il "Premio Speciale all'Arte nella Moda" e il sindaco annuncia ufficialmente che Valentino sarà il prestigioso padrino della futura biennale della moda nel 1996.
Il resto è storia recente. Una storia che non ha mai visto incrinature dell'immagine Valentino, ma che si chiude con la "traumatica" vendita della maison, e quindi del marchio, alla tedesca Hdp. Al momento della firma della cessione, ripresa dalle telecamere, tutto il mondo ha potuto osservare con un filo di sgomento le lacrime dello stilista mentre si separava dalla sua creatura più amata.
http://biografie.leonardo.it/biografia.htm?BioID=148&biografia=Valentino
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Christian Dior

Дневник

Понедельник, 06 Марта 2006 г. 21:07 + в цитатник
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Christian Dior é sicuramente fra gli stilisti più famosi di questo secolo. Nato a Granville, Francia il 21 gennaio 1905, egli dapprima lavorò come illustratore di moda, poi come un assistente di moda a Parigi sia per Lucien Lelong che per Robert Piguet.

La "Ligne Corolle" o "New Look", come la chiamarono i giornalisti del settore, fu la sua prima e più rivoluzionaria collezione. Era una collezione caratterizzata dalla rotondità delle spalle, dall'enfasi donata al busto e dal risalto dato alla vita stretta, nonché da gonne a forma di campana di materiale sontuoso. Al contrario del nome attribuitogli (New Look, appunto), questa collezione non era del tutto innovativa, ma guardava retrospettivamente ad alcuni modelli del passato: in particolare, poggiava moltissimo sulle conquiste della moda francese degli anni 1860. Non a caso, Dior stesso in seguito ammise di essersi ispirato agli elegante vestiti che indossava sua madre.

Dior, ad ogni modo, con la sua nuova siluette, é stato il responsabile principale del ritorno di Parigi come "capitale" del mondo per la moda, dopo che aveva perso la sua importanza durante la seconda guerra mondiale. Nonostante ciò, ci furono molte critiche nei confronti del New Look, soprattutto da parte delle femministe. L'accusa principale era quella di aver riportato le donne ad un ruolo decorativo e quasi subalterno, mentre altri erano scioccati dall'uso stravagante di ornamenti e dal metraggio di tessuto, dato che a quell'epoca il vestiario era ancora razionato.

Dopo questa collezione, Dior ne creò ancora di numerose, perseverando attraverso di esse nel discorso intrapreso con quelle precedenti, e soprattutto orientandosi sempre verso le tematiche iniziali, caratterizzate da tessuti altamente modellati. La sua collezione meno strutturata, chiamata il "Mughetto", era giovanile, fresca e semplice, creata come reazione al comeback di Chanel nel 1954.

In contrasto proprio con Chanel, Dior stabilì un modello di donna improntato al romanticismo e ad un look estremamente femminile, attraverso il quale enfatizzò il lusso, talvolta a discapito del comfort.

Poco dopo questo ultimo "exploit", lo colse la morte, avvenuta nel 1957 a soli 52 anni. Tuttavia, come si dice spesso per i geni, quello che aveva da dire riuscì ad esprimerlo compiutamente, tanto da riuscire a fare del suo nome un sinonimo di classe e di lusso.
http://biografie.leonardo.it/biografia.htm?BioID=31&biografia=Christian+Dior
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Wedding Dress-3

Дневник

Понедельник, 23 Января 2006 г. 15:27 + в цитатник
Или вот еще одно
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Wedding Dress-2

Дневник

Понедельник, 23 Января 2006 г. 15:25 + в цитатник
Вот это тоже pritty nice
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Wedding Dress

Дневник

Понедельник, 23 Января 2006 г. 14:43 + в цитатник
На мой взгляд просто шикарное платье
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В полный рост
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ХачУ!!! хАчУ!!!

Дневник

Суббота, 18 Июня 2005 г. 02:26 + в цитатник

ХачУ!!! хАчУ!!! хАЧу!!!
Вот такую красоту!!!
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I'm just getting crazy!!!

Дневник

Суббота, 20 Декабря 2003 г. 22:18 + в цитатник

I'm crazy of doing shopping!!!
Как все таки такая, казалось бы, мелочь поднимает настроение!!!
Новенький стильный костюмчик и супер модные беленькие сапожки... и все проблемы на какое-то время отходят на второй план;)
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